Il 16 giugno scade il termine per il pagamento dell’acconto Imu su “seconde case” e “prime case di lusso”. Secondo il Rapporto Imu 2021 elaborato dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della UIL, a fronte di una spesa media nazionale di 535 euro per una “seconda casa”, il conto a Lecce-città si conferma più salato: 621 euro (+86 euro, il 16% in più).
Al saldo del prossimo dicembre, il costo medio complessivo dell’Imu per le famiglie leccesi sarà quindi di 1.242 euro, superiore di 172 euro rispetto all’esborso medio nazionale pari a 1.070 euro (con punte di 2.000 euro nelle grandi città). Spesa che risulta tuttavia la più bassa in Puglia: a Bari, infatti, spenderanno in media 1.702 euro (851 euro per la rata di giugno), a Brindisi 1.344 euro (672 euro la prima rata), a Taranto 1.289 euro (645 euro la prima rata) e a Foggia 1.487 euro (744 euro la prima rata).
La media nazionale dell’aliquota applicata per le seconde case ammonta al 10,6 per mille; a Lecce è pari all’11 per mille.
Sempre secondo lo studio UIL, anche per l’acconto Imu sulle prime case di lusso (abitazioni signorili, ville, castelli) a Lecce-città la spesa si conferma più alta: 1.701 euro, contro un costo medio nazionale di 1.305 euro. Chi possiede una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie), invece, pagherà in media 60 euro (35 per la cantina e 85 per box-posto auto).
«Gli importi dell’Imu sono rimasti invariati rispetto agli scorsi anni, non sono stati ritoccati al rialzo, ma nemmeno al ribasso», commenta Salvatore Giannetto, segretario generale della Uil di Lecce. «I dati – sottolinea – confermano l’esigenza di porre rapidamente mano ad una revisione della tassazione sulla casa di cui la componente IMU è una delle più importanti, in un’ottica di maggiore equità impositiva e di contrasto all’evasione fiscale che colpisce anche il gettito della tassazione immobiliare. Per la UIL, sarebbe opportuno che le modifiche dell’IMU venissero apportate organicamente riaprendo il “cantiere” del federalismo fiscale, riforma prevista tra l’altro nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Occorre poi mettere mano alla riforma del catasto attesa invano da 30 anni, ponendo fine alle tante iniquità che gli estimi attualmente presentano, ma con il presupposto che i cittadini non possono comunque sopportare un aumento della fiscalità locale».