Qualcuno ci dice che Marx non è più attuale ed invece le condizioni dei lavoratori, specialmente di lavapiatti, cuochi, banconisti e camerieri, sono rimaste molto vicine a quelle dei lavoratori del tardo ottocento, con giornate lavorative che superano quasi sempre le 8 ore e settimane che superano le 40 ore totali.
Lavoro all’effettivo full-time più straordinari(fin troppo ordinari) contrattato e pagato come part-time. Alcuni imprenditori lo ammettono apertamente in sede di colloquio,“(il contratto)serve solamente se ti fai male o se c’è un controllo”.
Queste non sono affatto condizioni nuove dettate dal covid ma condizioni considerate “normali” nel settore della ristorazione e dei cocktail bar che caratterizzano ogni anno e tutto l’anno ma che raggiungono il picco dello sfruttamento e della disparità fra i guadagni padronali e quelli dei lavoratori, durante la stagione estiva con giornate di riposo spesso assenti.
Eppure durante il lockdown abbiamo sentito il “pianto disperato” di imprenditori che chiedevano soldi pubblici, qualcuno ammetteva sfacciatamente di avere 6 partite iva a cui pensare, come se 6 partite iva non significassero anche 6 fonti di guadagno, guadagno che non hanno mai condiviso con la collettività ma neppure usato per pagare adeguatamente i loro dipendenti.
Ci sarebbe anche da chiedersi come fanno tanti imprenditori a lamentare perdite nettamente superiori agli introiti dichiarati gli scorsi anni.
In località più periferiche rispetto a Lecce, il ricatto occupazionale è anche maggiore poiché vi sono zone che vedono lavoro quasi solamente durante la stagione estiva.
Chiediamo noi allora: è saggio lasciare le sorti del nostro territorio nelle mani di questi signori e di chi non vuole realmente contrastarli e/o non riesce ad immaginare un futuro senza di loro?
L’unica soluzione è ed è sempre stata: il potere ai lavoratori e l’eliminazione della figura padronale, insomma un ribaltamento dell’attuale sistema.